L’ASCENSO TRACCIATO NELLA SCALA DI PERFEZIONE DEL RITO

La cooptazione in un Rito massonico rappresenta per un Maestro Muratore una grande opportunità di perfezionamento: ricevuta la pienezza dell’iniziazione massonica, l’iniziato può infatti cominciare il suo periplo attraverso i vari “santuari”, per affinare i suoi strumenti e rivivere le varie iniziazioni dell’antichità.

La serie filosofica

La prima di queste tappe è appunto la Loggia di Perfezione – vero cuore pulsante del G:.O:.E:.M:.M:., la quale lavora nei gradi 4, 9 e 18 – ed in particolare il grado di Maestro Discreto. Questo grado, è una sorta di peristilio: il fatto che si tratti di un nuovo inizio per il Maestro Muratore è testimoniato da vari elementi: dal colore verde presente in paramenti ed arredi (simbolo di rinascita); dalla lettera Jod sul collare, decima lettera dell’alfabeto ebraico ma soprattutto iniziale del Nome Ineffabile; dalla marcia del Maestro Discreto, che disegna un quadrato per poi ritornare al punto di partenza; dalla struttura stessa della cerimonia; dal richiamo continuo al numero 4.

Tutta la Camera di 4° grado è come detto impostata seguendo la Legge del Quaternario, cui obbedisce il piano della manifestazione in cui ci muoviamo. L’Uno si manifesta infatti per sdoppiamenti consecutivi, che dai sacerdoti egizi furono personificati nelle coppie divine della grande Enneade (gli Elohim del Genesi e le Sizigie gnostiche): “Io sono l’uno diventato due; io sono il due diventato quattro; io sono il quattro divenuto otto; ma io sono sempre Uno!”. Con il Segno del Silenzio, che è quello del Dio Egizio Ar-Phoor-Krat, il Maestro Discreto s’impegna alla massima discrezione circa i segreti che gli saranno comunicati, non perchè possano essere rivelati nella loro interezza ad orecchie profane, ma poichè solo nel Silenzio può rendersi udibile la Parola, che è la Vita e la Luce degli uomini, e si può quindi percepire “la Causa Prima alla quale dobbiamo la nostra intelligenza”.

La sfida al genio nero della distruzione descritta nella cerimonia di quarto grado, trova la sua reificazione nel grado di Maestro Eletto dei Nove e nell’ingegnoso simbolismo alchemico ad esso sotteso, che permette di sublimare (espressione non casuale) la portata di alcune operazioni materiali di primo acchito assai disturbanti. L’iniziando al 9° grado, calandosi nelle profondità insondabili della caverna, ovvero prendendo coscienza della propria parte oscura, è chiamato ad una rigenerazione simboleggiata dall’infante disegnato nel tappeto di loggia, il cui volto è non a caso di colore rosso. Il 9° grado è legato interamente ad una simbologia dominata dal pianeta Saturno: nove è, difatti, il numero di Saturno (l’Arcano Maggiore dei tarocchi numero 9 è l’Eremita, simbolo saturnino per eccellenza). Ugualmente il nero, colore dominante nella camera dei Maestri Eletti dei nove, è il colore attribuito al pianeta Saturno. Si noti poi che Saturno (radice dal sanscrito Sat=Essere) non è soltanto il piombo, il nero, la malinconia, ma anche il mitico Re dell’età aurea, esiliato dal figlio Giove e rifugiatosi nell’inclito Latium (luogo nascosto, ovvero occulto), ove attende la restaurazione dell’età dell’Oro. Il 9° grado è dunque una tappa decisiva nel travaglio interiore che porterà alla nascita del bambino filosofico.

La nigredo del grado di vendetta conduce il Massone Egizio al grado di Maestro Scozzese: collocato all’interno della Scala del nostro Venerabile Rito nella Serie Filosofica, tra quelli praticati in Loggia di perfezione, al 18° grado: nei nostri Archivi è presente una versione del rituale completa, basata sul ritorno di Hiram, che si manifesta nuovamente per completare l’istruzione dei Fratelli, ai quali restituisce non la parola perduta, ma la certezza che il traguardo del regno dei cieli è alla loro portata. Alla reificazione della speranza, simboleggiata dal ritorno di Hiram Abif, si coniuga tuttavia la cautela che è tipica del Libero Muratore: l’utilizzo del pugnale come strumento del grado e come strumento di salvezza non è casuale.

Con un ulteriore sforzo compositivo, l’autore (o gli autori) del rituale, hanno fatto espresso riferimento anche ad altri strumenti nobilissimi del realizzato: l’Arca dell’Alleanza, il Graal, il Delta di Enoch, tutti presenti in modo non peregrino nello psicodramma in questione.

Il grado di Maestro Scozzese è strutturato in modo da completare il cammino del Libero Muratore avviato nella Loggia di perfezione a mezzo dell’epifania dei simboli solari, della scoperta delle significazioni esoteriche del Cristo, dell’attribuzione dello ieronimo: rappresenta la fine di un percorso che ha condotto l’iniziato a muovere dapprima timidamente e poi con sempre maggiore sicurezza i gradini della Scala del nostro Venerabile Rito. Al tempo stesso è un secondo inizio, da cui scaturisce un cammino rinnovato: il nome mistico del Maestro Scozzese segna una cesura, tra la vecchia Via e la Via nuova; gli strumenti della riflessione filosofica divengono ormai d’uso costante del Fratello, acquisiti in toto.

I gradi capitolari

Comincia a farsi strada la consapevolezza che una nuova identità ieratica comporta la necessità di pervenire ad un nuovo battesimo, un consolamentum che spalanchi le porte alla comprensione della vera Gnosi, la qual cosa avverrà nel grado 29°, Sublime Scozzese. All’interprete accorto non sfuggirà che il 29 rovesciato diviene 92, ovvero l’epifania gnostica rappresentata dall’ordinazione episcopale, così come 92 è il doppio di 46, il grado rosacroce presente nel nostro Venerabile Rito.

I gradi capitolari, principiati al 29°, proseguono allo storico 33° grado del Rito di Misraim, denominato Sublime Cavaliere della Scelta, Capo della Prima Serie Simbolica: a quanto sembra è stato composto nel 1744 e sembra essere lontanamente ispirato alla leggenda biblica del sacrificio di Isacco (in ebraico ַחק ְצ ִי קֵידַתﬠֲ ), che si trova in Genesi 22,1-18.

La Sacra Scrittura ci rammenta che Dio, per mettere alla prova la fede di Abramo, gli ordina di sacrificare il proprio figlio Isacco. Abramo si reca senza esitazioni sul monte Moriah e mentre sta per compiere diligentemente il sacrificio, impugnando già il coltello, un angelo del Signore scende a bloccarlo e gli mostra un ariete da immolare come sacrificio sostitutivo. Similmente, nel momento culminante della ricezione dell’aspirante Levita, il suo sacrificio è evitato all’ultimo momento utile; la Scelta Sublime è dunque duplice: la vita e non la morte, il perdono dei crimini del neofita e la sua accoglienza nei ranghi nobilissimi dei Leviti, dediti al Signore.

L’approfondimento veterotestamentario prosegue mirabilmente nel 35° grado di Noachita, fortemente orientato ad una trasposizione massonica degli episodi narrati nell’Antico Testamento ed in particolare nel Genesi; non potrebbe essere diversamente, essendo la leggenda del Diluvio universale riportata nella Torah: si fa espresso richiamo alla visione dell’Arcobaleno, patto di riconciliazione e di sacra alleanza fra il Supremo Artefice dei Mondi ed i Viventi, la Colomba spicca il volo dall’Arca, che non è soltanto un rifugio ma anche uno strumento per la rigenerazione. Al momento giusto, la Colomba sa volare oltre l’orizzonte alla ricerca di una condizione di indipendenza e di libertà spirituale, non più umana, ma superiore alla condizione umana. E il volo oltre gli orizzonti terreni, verso l’utopia della Terra dell’Armonia dove lo spirito trova le capacità e la forza di superare i limiti della materialità che lo avvolge e lo costringe, raggiungendo la piena reintegrazione. Nell’Arca Noachita c’è il punto d’incontro fra Oriente ed Occidente, il momento dell’Alba, all’intersezione fra la Luce e le Tenebre, simbolo della trasformazione del chiarore crepuscolare dell’uomo nella luce piena e splendente della verità. Questa trasformazione mette l’iniziato in condizioni di superare lo stato naturale delle necessità terrene per tendere all’immortalità

Al Noachita animato da sincera spiritualità si schiuderanno le porte della Rosa+Croce: se vorrà pervenire ad Rosam per Crucem, egli vivrà uno psicodramma molto probante e complesso, e dovrà interiorizzare il significato occulto di I. N. R. I. e delle corrispondenti lettere ebraiche Iammin: (Maria); Nour: (Ignis); Rouach: (Ventus); Iebeschah: (Arida, Terra). Comprenderà in seguito, se ne sarà degno i profondissimi misteri di Cristian Rosenkreuz se sarà accolto nei ranghi dei Cavalieri Filaleti Magi Rosa+Croce: la costituzione del doppio Quadrato intersecato e le operazioni magiche eseguite sui quattro triangoli isosceli ortogonali e su quelli diagonali, il Rituale della Proiezione, eseguito nello ottagono centrale, la preghiera invocativa ed evocativa; l’enucleazione.

I Senati dei Filosofi Ermetici

Le nobili ed impegnative iniziazioni ricevute permettono al cavaliere Rosa+Croce di accedere ai Senati dei Filosofi Ermetici, e di avviarsi esitante verso la porta del 52° grado, Supremo Commendatore degli Astri, ove comincerà il suo cammino sulla via alchemica, che proseguirà nel 68° grado di Cavaliere dell’Arcobaleno e troverà piena comprensione allorquando egli perverrà alla conoscenza dei misteri di Cagliostro, al 77° grado ed infine all’intuizione dell’Ineffabile, se riuscirà ad afferrare l’araba fenice dei Riti Egizi, il Patriarca dei Sacri Veda, 79° grado della nostra Piramide: alla frase “Con tre parti di me stesso, feci tutto questo universo”. Invero la predetta espressione cela in essa un arcano, articolato se non complesso, che dovrà essere “scardinato e rischiarato” con il Sacro Lavoro della Sezione Illuministica.

Un Massone così ben strutturato nella conoscenza e nella pratica delle scienze tradizionali potrà finalmente scorgere il Sacro Delta dell’81° grado di Sublime Cavaliere del Triangolo Luminoso.

La Serie Mistica-Cabalistica

La Sezione Illuministica racchiude al suo interno i gradi della Serie Mistica-Cabalistica, lavorati all’interno del Sublime Concistoro, del Gran Collegio Liturgico, del Gran Tribunale, del Sovrano Tempio Mistico e del Sovrano Gran Santuario: l’89° grado – Sublime Maestro della Grande Opera, il 90° grado – Sovrano Patriarca dei Magi, il 91° grado – Perfetto Pontefice, il 92° grado – Patriarca Gran Consacratore, il 93° grado – Gran Difensore dell’Ordine, il 94° grado – Patriarca di Memphis, il 95° grado – Patriarca Gran Conservatore.

Come ci insegna il Maestro Passato Izar, l’iniziato affronta qui le forze che promanano dal Celeste Impero, e che questi rituali consentono di evocare e di invocare, affinchè si manifestino per la reintegrazione dell’uomo di desiderio alle sue primitive potestà e virtù, ovvero quella che nella letteratura egizio-greca a noi così affine e soprattutto in ambito magico-ermetico è definita numificazione.

Ciò avviene mediante la Fides, che ascende dal basso verso l’alto e mediante la Virtus, che discende dall’alto verso il basso, unificate in perfetta corrispondenza dal Grande Sostegno, filo rosso unitivo e connettivo invisibile, come ci ha efficacemente mostrato il Maestro passato Aldebaran, richiamando a sua volta le indicazioni contenute nel Corpus Hermeticum. E tuttavia simili forze esigono dall’iniziato il possesso di qualificazioni autentiche ed una notevole saldezza d’animo, senza le quali nulla è possibile, ed una trasmissione rituale siffatta perderebbe ogni efficacia o, peggio, potrebbe ridestare il Nergal: il Rito Egizio, è risaputo, paga tutti, in ogni ambito ed in ogni senso.

Per queste ragioni, soltanto pochissimi meritevoli ascendono a tali dignità e ricevono l’Arcana Arcanorum, la chiave ultima dei Misteri della Tradizione occidentale, custodita dal Sinedrio.

L’epifania della gnosi massonica è dunque raggiunta al 92∴ grado di Grande Patriarca Consacratore, un grado che esige un approfondimento: la traccia oggi lavorata, pur nella continuità della tradizione risalente alla Chiesa cristiana di Antiochia, si è discostata significativamente rispetto ai corrispondenti rituali romani, per divenire più consona ad un percorso iniziatico e forse più fedele al messaggio profondo della Gnosi.

Ne riporto un frammento, che scolpisce la natura profondamente luminosa e teista della Massoneria Egizia: “Preghiamo… Io vi esorcizzo, Simboli, per Dio Padre Onnipotente, che ha creato il Cielo e la Terra, e tutti gli Esseri che contengono! Che da questo Mandala sia sradicata e messa in fuga qualsiasi Forza delle Potenze Tenebrose, tutta l’Armata degli Spiriti del male, qualsiasi attacco ed illusione di Sathan, il nostro Avversario. Che coloro che si serviranno di questi Simboli ottengano la salvezza dell’Anima e dei Corpi. A Nome di Adonai, Ab Shadai, e di Ieoushouah Ben Shadai, e di Ruach Elohim! Amen”.

Il Mandala o Quadro di Loggia (se questo termine è ancora utilizzabile in una cerimonia di ordinazione) merita la nostra attenzione, pur non potendo noi per ovvi motivi “sconfinare” nei misteri del Grado. Si tratta di un Triangolo equilatero che ricorda da vicino la raffigurazione classica del terzo Chakra, ai cui vertici sono tre croci. In corrispondenza delle croci, troviamo le lettere madri dell’alfabeto ebraico Aleph, Mem e Shin e tre elementi richiamanti il Cristo: una corona di spine, un calice e una colomba. Al centro di tutto, il Nome Pentagrammatico.

La colomba, un simbolo potente, appare in quattro gradi della nostra Scala di perfezione: il Sublime Scozzese, il Noachita, il Maestro di Cagliostro ed il grado cui ho testé accennato, che conferisce l’episcopato gnostico: un numero, il quattro, essenziale alla comprensione del Divino. Come è noto, un Maestro Passato del calibro di Martinès de Pasqually ci dice che possiamo esprimere l’essenza quaternaria di Dio sotto la forma di un triangolo con un punto al centro. Ci dice anche che questo centro è composto dalle quattro lettere Yod-Hé-Vav-Hé, che possono anche essere poste al centro del triangolo nella tradizione cabalistica. Sembra dunque che dicendoci che l’essenza di Dio è quaternaria, Martinès de Pasqually si riferisca al Tetragramma, al Nome impronunciabile.

La colomba è, infine, corona dell’emblema del nostro Sovrano Gran Santuario Harmonius, in cui diviene cosa una con il sole, e genera i raggi della Luce significante la potenza eggregorica dell’Ordine.

Questa, seppur tratteggiata brevemente, è l’essenza del nostro cammino di ascenso, una summa della Tradizione per l’iniziato che intende salire, con fatica immane e determinazione invincibile, la Scala di Giacobbe.

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